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La caccia nel "Padule" e Lago di Massaciuccoli
Quando in Italia si parla di luoghi in cui e' viva la tradizione della caccia agli acquatici a pieno diritto rientra il Lago di Massaciuccoli.
Il bacino lacustre e' di circa 7 km2, e' situato nella pianura costiera compresa tra Pisa e Viareggio proprio ai piedi delle Alpi Apuane, habitat eccezionale per tutte le specie di uccelli acquatici di interesse venatorio.

Ingrandisci la foto: veduta del lago e delle paludi del lago di Massaciuccoli


Ogni volta che ho la fortuna di andare a caccia a Massaciuccoli mi sembra di ritornare indietro nel tempo, vengono utilizzati ancora i vecchi metodi di caccia tramandati da generazione a generazione ma, soprattutto, apprezzo il profondo rispetto che i cacciatori del posto hanno per il loro lago. Intere generazioni di cacciatori e pescatori del passato hanno cresciuto le loro famiglie grazie ai frutti che potevano raccogliere nel lago, ma anche adesso, che i tempi permettono uno stile di vita piu' agiato, cercano di difendere e portare avanti queste tradizioni anche se un dissennato progresso fa di tutto per affossare e cancellare le radici culturali e rurali di questa fantastica terra.

La caccia viene esercitata in diversi modi.
Esistono diversi appostamenti fissi all'interno del Padule di Massaciuccoli, di Massarosa e di Torre del Lago, dove gli appostamenti sono predisposti nella vegetazione, curata maniacalmente tra le canne o lungo gli argini che dividono i tanti chiari disseminati lungo le sponde del lago, e come capanno vengono impiegate principalmente le botti. Il lago vero e proprio invece e' riserva naturale.
Esistono poi appostamenti galleggianti che si trovano nelle cave, a nord dell'area lacustre dove in passato l'attivita' estrattiva ha alterato il fondale rendendo l'altezza delle acque cosi' profonde che in alcuni casi arriva addirittura ai 20 mt., dove la gestione degli appostamenti e dei giochi e' ancora piu' complicata.



I capanni sono costituiti da Tine o cassoni, anche gallegiati, ancorati al fondo con lunghi pali o ancoraggi tali da mantenerli stabili.
I carnieri attuali non sono certamente cosi' abbondanti come nel secolo scorso, quando anche il Maestro Puccini – grande appassionato per della caccia agli acquatici – spessissimo spadulava o cacciava le folaghe sul barchino.
Vedi la scheda dedicata al maestro Giacomo Puccini

Proprio la folaga e' stata una delle specie maggiormente cacciata ed apprezzata. Le antiche tele alle folaghe rappresentavano una festa per tutti i paesi che si affacciavano sul lago e fonte di carne per i duri e freddi inverni del passato.
Parte delle catture delle tele veniva riservata per gli orfanotrofi e gli ospedali dei dintorni. La tela alle folaghe rappresentava certamente un giorno di festa.

Ho conosciuto persone stupende in questo posto, veri professionisti di questa nobile arte e inesauribile fonte di esperienze e racconti affascinanti che trattano della nostra storia, le vere radici della societa' attuale che molto si spesso tendono a dimenticare non ricordando piu' da dove siamo venuti.
Ai giorni d'oggi sono solo un manipolo di persone appassionate cercano di diffondere questa cultura e le tradizioni di un tempo, e questi sono proprio i cacciatori del padule, uomini che vivono quotidianamente e instancabilmente a contatto con questo ambiente.



Cenni sulla caccia, le modalita' di gestione degli appostamenti, notizie storiche e culturali sul Lago di Massaciuccoli le potrete trovare nel bell'articolo seguente, scritto dall'amico Michele Boschetti.

Buona lettura e in bocca al lupo a tutti voi
Per Redazione di Anatidi.it - Paolo Bocchini





Sul Padule, eterna croce e delizia di Michele Boschetti

La palude e' un ambiente particolare e dal fragile ecosistema, frequentato da una vasta varieta' di specie animali: pesci d'acqua dolce, uccelli, rettili e anfibi.
. Fonte di sviluppo e sostentamento per le generazioni rurali che furono, ma allo stesso tempo, molto discreditata ed odiata dagli abitanti di citta' di tutte le ere. A tal proposito, l'aristocrazia aveva, in tempi passati, bollato addirittura, la palude con termini infernali, modello quella dell'Acheronte: "malaria, luogo mortifero e fetido, ricettacolo di zanzare ed insetti dal pungolo doloroso ed estremamente fastidioso", questi aggettivi, come descrizione, erano molto ricorrenti nelle cronache dell'epoca.

Spesso prosciugata, i primi del secolo scorso, per ottenere dalle terre emerse se non poche sacche di grano, niente in confronto ai miseri ma essenziali proventi di caccia, pesca e sfalcio di falasco e cannella, che si sarebbe potuto ottenere a parita' di appezzamento.
Ebbene si! Io sono cresciuto, prima come adolescente e poi come uomo, in questo fetido ambiente, fatto pero' di gente povera ma di grande dignita', di giornate magre dove una folaga anche scarnita, o una scalbatra liscosa, veniva in aiuto alla solita cena a base di pane marmoreo e verdura vizza.
Di tutto questo ovviamente ne vado fiero, rinascessi mille volte e' qui che vorrei accadesse. In vita mia, anche durante i miei studi, ho conosciuto e frequentato molte persone cittadine, giovani e ben vestite. Ma nonostante i lussi e gli ori, marce fisicamente, tapine e nell'animo avvilite, forse chissa', due punture delle zanzare di Massaciuccoli l'avrebbero fatte rinveni'. Chissa'?!
Ma la principale pena stava nel fatto che non erano bruciate dal fuoco sacro di passione alcuna, non vedendo cosi, inesorabilmente, l'ora di mori' per riposarsi e questo e' quanto.



Un tempo questo ambiente era una palestra di vita, per noi fanciulli. Per arrivarvi, dal paese dove sono nato e dove tutt'ora risiedo, ci sono 7/8 km di sterrato a volte costellato da buche profonde, molto piacevoli da affrontare in special modo, quando piene d'acqua, da percorrere a quei tempi, in bicicletta e nemmeno troppo gonfia. Arrivati al casotto se volevi fare una girata sul lago ci voleva il remo, attrezzo nodoso e tosto, aggettivi rimarcati contro vento, meglio se fresco, una bella sudatella era sempre piacevole da fare, per il rientro alla baracca. La barca infine, per non farla mettere c'erano sopra almeno 5 mani di catrame, che la rendevano oltre che piacevolmente appiccicaticcia, vedi gambe incatramate per giorni, pesante poco meno del Titanic.
Ricordo una mattina di aprile, io e mio padre Vincenzo, poco dopo fatta l'alba, stavamo andando a pescare le tinche, al cestone, sotto monte, dove in Bilogi, (famoso fosso sulla sponda del quale avevamo il casotto, con il retone), sboccava nell'invaso.
Sbucati in barca dalle piante della bilancia di Pomello, tra il branco delle folaghe che solitamente albergava tra quei cigli, notai un'anatra bella, con un testone grosso e marrone, che mangiava insieme a loro.
"Babbo che anatra e' quella la', con quel chiorbone rosso, che si tuffa di continuo?"
E lui: "E' un moriglione, Nini! Una razza che vola e si alza diversa dal germano e l'alzavola"
Ed io: "Allora portamici e falla leva', voglio vede' come fa, quando si stacca dall'acqua!"
Avevo poco piu' di dieci anni, era una mattina fresca e mi garbava, capii da quel momento che ero condannato a diventare un cacciatore e per di piu' della peggiore specie, un cacciatore di anatre!!!

Che meraviglia il nostro Padule, che profumi, gli fan da musica i fiati di mille cannaiole! Che albe di pastello e lampone, da lasciarti sbalordito, ma a parte cio', ben presto mi resi conto che non e' un pane per tutti i denti. La caccia li' praticata era ed e' tosta e poco clemente, che sia con il cane ai rallidi tra il dedalo atroce dei calatini, oppure negli allagati galleggianti e traditori ai beccaccini, infine alle anatre da botte o cassone, con i capanni a 200 metri l'uno dall'altro.
Comunque da cosa fosse composto il carniere, uccelli neri oppure bianchi, aveva ed ha, vi garantisco, un valore inestimabile. La competizione si annida ovunque, stampe, anatre da richiamo, attrezzatura, tutto deve essere perfettamente arrotato al momento della partenza settembrina.
Hai inoltre consapevolezza nel fatto che il risultato finale della stagione dipende anche da quante varianti, con mestiere e volonta', sei riuscito ad apportare al sito quando la caccia e' chiusa. Dalla fine di gennaio, fino all'apertura dopo, le maglie madide di sudore e polvere dei pennacchi delle cannelle non si contano, come le frullanate e forcate che hai dato ed i pinzotti delle vespe che hai preso, perché tagliando la vegetazione gli hai distrutto involontariamente il nido e tutto quello che ne viene appresso. Ora, tu che leggi, cominci ad aver chiaro che il nostro mondo e' tutt'altro che liscio. Esso non ha sembianze di un fucile e qualche cartuccia appoggiato ad una panca, non e' solo una mimetica in mezzo al nulla, un richiamo buttato la', ma qualcosa di piu' professionale e profondo, il tutto vige sotto il controllo della legge del rispetto, cosa essenziale ed inevitabile tra capanni. Noi passionisti del padule, prima di compagni d'arme siamo tutti buoni amici e tutte le occasioni come, cene, pranzi ai retoni, o che so io, sono buone, durante l'annata, per condividere, ritrovarci e confrontarci sulle nostre gioie e su altrettante agonie.



Anche se siamo rimasti un manipolo nemmeno una loggia massonica, additata e perseguitata, Noi, praticamente siamo cacciatori 365 giorni l'anno, questo e' il nostro orgoglio, questa la nostra particolarita', che ci porta come unica meta a perpetrare una tradizione venatoria che si perde nella notte dei tempi.
e' giusto e doveroso a questo punto della storia, fare una importante precisazione: chi scrive non ha mai fatto lucro alcuno con la sua passione: anzi! Né in affitti di casotti o capanni, né in vendita di uccelli morti oppure anatre da richiamo. Puntualizzo: queste sono cose che solo i cacciatori che hanno molto tempo libero, possono fare, oppure chi vuol ed ha la possibilita' di arrotondare con suddette locazioni. Il sottoscritto di lavoro fa ben altra cosa e, ringraziando Iddio, con un giusto ritorno da non aver bisogno di ulteriori gettiti o impegni, potendo cosi' prendere la caccia per come la interpreta, puro ed improcrastinabile divertimento, senza stress, o frustrazioni.
Se si spara agli uccelli e per mancanza di valenza se ne vanno incolumi, meglio per loro, vorra' dire che la sera saranno i pomodori a condire la pasta al posto di succulenti germani, ce ne faremo una ragione e chi stara' meglio di noi se lo sogna. Se poi si sbaglia una volta, nel riconoscere un fischione da una canapiglia, pace, non e' mai morto nessuno a causa di cio'. C'e' una strada nel mio comune dove la sera e' pieno di uomini che sembrano donne, ebbene sai quanti adescatori si sono sbagliati grossolanamente, magari anche di proposito, figuriamoci se noi non si puo' errare da un uccello ad un altro, se poi vedi bene in fin dei conti e' di quello che si parla.

Tutto questo anche per dire, che non ho presunzione alcuna, nel dare istruzioni in uso ad altri sull'operato venatorio, anzi, con umilta' ho sempre ascoltato tutti quei grandi passionisti, che ho avuto la fortuna di incontrare sulla mia strada. Ho sempre cercato di far miei, i mille consigli tutti assennati che, fortunatamente per me, hanno voluto darmi su quest'arte. Mi sono sempre prodigato, grazie a quel poco che ho imparato, nell'essere attento alle particolarita', di ogni appostamento in cui ho cacciato, piu' o meno interessante, applicando alla lettera, regole vecchie e stantie, ma allo stesso tempo inossidabili.
Altra cosa: sulla caccia alle anatre non si finisce mai di imparare, mi aspetta ancora, un lungo percorso fatto di fiaschi imbarazzanti e sonore giacchette, a tal proposito, i vecchi dicevano "Si impara fin sulla bara" ed io, in questo detto, mi ci rispecchio in pieno. "Gli abbiamo sparato troppo presto, abbiamo aspettato troppo, erano troppo lunghi, gli abbiamo fatti venire troppo vicini la cartuccia era a palla, se si aspettava si mettevano tutti, abbiamo aspettato troppo a sparare hanno rigirato", quante imprecazioni e malumori! Un tempo mi incazzavo come una bestia anch'io, oggi no! Sono ben altre le cose che devono renderci brutti e furiosi, la caccia comunque vada e' sollazzo, una giornata in grazia di Dio, se eri in un letto d'ospedale con una flebo attaccata al braccio, non ti ci incastrava spedi' i fischioni.



Da noi la fine della caccia non e' mai vista come una tragedia, ma semmai il momento di rimediare ad una mancanza, rilevata nella stagione oramai finita. Quante volte Nicola, uno dei miei meravigliosi compagni di sventura, a caccia aperta la mattina mi dice "Appena finisce bisogna frullanare li, allargare di la, abbassare il ciglio qui, sistemare la botte di Alessandro, ma oramai aspettiamo che chiuda, si inizia subito, gia' a febbraio".
Doveroso e' spendere due parole per chi divide le giornate venatorie in capanno con te. Egli oppure loro, se non ci sei in totale sintonia, in totale affiatamento, ogni occasione, anche la piu' banale e' buona per far sorgere un problema, a volte addirittura insormontabile. Io stesso non riuscirei a resistere nemmeno un'ora nell'appostamento con uno che non sopporto e non tollero, e lui con me. "Il padule vuole l'omo morto" dicevano i nostri nonni, per cui lavorare tutto l'anno assieme e cacciare tutta la stagione e' cosa tra amici intimi, no tra sconosciuti o per di piu' vagabondi, che tutte le volte che c'e' da far qualcosa sono impegnati. Uomini legati dagli stessi principi, nessuno e' meglio di un altro, e tutte le situazioni vanno al vaglio dei praticanti le botti. Prima si discute e poi si decide: dove pulire, come mettere le stampe, l'infrascamento del capanno. Praticamente con i miei compagni, anche a caccia chiusa, mi ci sento quasi tutti i giorni, si diviene una combriccola affiatata nel vero senso della parola. Nicola ed Alessandro, sono mestieranti di peso, passionisti sfegatati e molto preparati, essi riescono sempre a rendere la mia giornata di caccia un vero e proprio divertimento da dividere insieme, in tutto e per tutto.

Clicca per ingrandire la foto Detto cio', adesso veniamo ai lavori di mantenimento e sviluppo che noi, a idea nostra, ogni anno, come possessori di un chiaro dobbiamo assolvere, anche tutto questo chiaramente e' a giudizio, molto personale e soggettivo. Nel nostro appostamento, ad esempio, abbiamo iniziato a cacciarci sei anni fa ed i risultati, dopo diversi lavori fatti nel tempo, si sono iniziati a vedere, in maniera chiara, dalla passata stagione.
I primi lavori, a parer mio, subito finita la stagione, sono: il controllo con eventuale sistemazione e pulizia, delle botti o cassone, subito dopo, rasare a zero la vegetazione che infrasca il capanno, per farla ricrescere, piu' rigogliosa e fitta usando anche come aiuto concimi tipo stallatico da dare periodicamente.
Chiaramente le canne secche tagliate vanno tolte da terra, sarebbero di inciampo per quelle fresche che vogliono crescere. Se l'infrascatura e' fatta di falasco, per non farlo seccare durante il bollore estivo, periodicamente va annacquato. Altro impegno, togliere con la forca il vilucchiolo che si avvolge alle canne nuove perché ne rallenta la crescita se non proprio la morte. Il capanno e' fondamentale, vedere e non essere visti, e' una regola basilare, al momento poi, che finalmente il camouflage e' perfetto, ogni tanto per rinforzarlo va potato all'altezza definita.

Dopo le prime fatiche, ci aspettano quelle dovute alla pulizia di dove entra gli uccelli. Le anatre volano con l'acqua sotto il culo, per cui piu' l'entratura e' pulita, prima vedono le stampe e prima si abbassano. I cigli vanno, da questa parte, rasati fino a terra aspettando e sperando poi, che l'acqua autunnale di poco, ma ci salti sopra, "acqua bassa uccelli bassi, acqua alta uccelli alti", mi diceva Libero di Rubertone.
Altro giro, altra corsa, dare il cencio nella granchiata dove girano gli uccelli. Se il vento predominante della zona, come nel nostro caso e' il levante, le anatre o scendono da sinistra per montare le stampe da destra oppure le vedi basse ma sempre da destra. Se fai un bell'invito, esse avendo lo spazio per rimontare ti danno opportunita' di belle fucilate, ma se si trovano a ridosso subito le canne, spinte dal vento, rischi che saltino via, scivolando su altri appostamenti. Ricorda di sparare, quando gli uccelli scappando e rimontando il vento, ti danno piu' fucilate. Nel nostro caso se gli spari sul gioco di destra, fuggendo le rincorri, se gli spari su quello di sinistra, o perché hai aspettato troppo, o perché hai messo male il gioco dei vivi, fai se ti va di lusso, due fucilate.
Mi viene in aiuto, a quello che dico, il seguente episodio a me personalmente capitato.

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Alcuni appostamenti e giochi nei chiari del Padule


Sabato 05/12/2015, capanno "il Gori" sul fosso "delle Venti", uno dei migliori chiari del nostro lago, dove pensate, in fondo alla stagione, erano piu' i codoni che avevo ucciso, dei germani. Cacciavo da solo, era una mattina ghiaccia, ma bella e limpida, con un ventarello teso di levante. Ricordo di aver posizionato il vivo, di furia e con la svogliatezza di un demente che era sicuramente meglio fosse rimasto a casa, vicino al focarale. Verso le ore 10 oramai ero rimasto, come sovente accadeva, solo come capanno in caccia; da destra, ecco venire dal fossone di Punta Grande in riserva, maschio e femmina di codone. Un po' perché ero solo, un po' perché li richiamavo e un po' perché li' gli ci piaceva, iniziarono a girare ma fuori tiro, alternando al limite. Non capivo il perché non entrassero bene, ma il fatto e' che dopo 3 o 4 giri, non potendone piu', mi sono dato su e ne ho buttato giu' uno, con un tiro anche, tutto sommato, non facile. Lo raccolsi, continuando a non capire, "saranno stati uccelli vecchi, smaliziati" pensavo, comunque ho fatto carniere, "Chi va' a caccia e nulla piglia, rovina se e la famiglia" mi dicevo e questo bel maschio viene via con me.
Povero rintronato! Non riuscivo proprio a realizzare che avevo posizionato, in maniera totalmente sbagliata il vivo, mettendo i richiami partendo dal centro del chiaro, fino quasi al gioco di sinistra. Cosa che pero', ho capito bene invece a mie spese, subito poco dopo. Non era ancora passata una mezz'oretta che ti sbornio dal mare, che stavano venendo verso di me, una ventina di uccelli, prendo subito il binocolo, porca miseria! Codoni anche loro. Imbracciata immediatamente l'artiglieria, inizio a richiamarli con la convinzione che essendo di entratura piena non avrei avuto il problema della scena precedente. Infatti cosi' e' stato, essi iniziarono a girare tutti bene sui trenta metri, ma sul vivo spostati sulla sinistra, con la via di fuga a pochi metri, ora capivo il tragico sbaglio, ma era troppo tardi. Ho fatto fuoco ed ho avuto la fortuna comunque che con le sole due fucilate che ho sparato, sulla prima mi se ne e' accoppiati due, in un nano secondo il branco era a 70 metri. Un senso di amarezza paralizzante mi ha immediatamente assalito, le braccia mi toccavano in fondo alla botte lunghe, come se fossero quelle uno scimmione, un errore atroce ed imperdonabile, uno scoramento generale. Ho raccolto tutto e me ne sono andato, stordito come avessi preso una scarica di legnate nella ciocca.



Questo episodio calza a pennello con quello che prima ho scritto sopra, anche se so per certo che, in questo specifico caso a me e' successo per svogliatezza e negligenza, non certo per mancanza di mestiere. Questa e' sicuramente stata la causa di questo funereo evento, fossi stato fresco e riposato sono sicuro sarebbe andata diversamente. Ma l'episodio serve comunque a rimarcare, come l'errore del posizionamento del gioco, sia vivo che le stampe, puo' divenire imperdonabile e micidiale. La caccia alle anatre e' molto complicata ed ha le sue regole, se sei scoglionato, stanco e per motivi tuoi, in quel preciso momento duri fatica a rispettarle, allora fai sicuramente meglio la mattina a stare al letto, fidati, ti riposi ed eviti incazzature imbarazzanti, che si vanno inevitabilmente a ripercuotere su tutti quelli che ti circondano, anche se non ci incastrano niente.
Sempre a proposito di gioco, io in genere metto le stampe dove voglio non ci si posi gli uccelli, per cui belle larghe, non lontane tra loro, ma nemmeno appiccicate, davanti tutto sgombro, con l'invito da dove entrano gli uccelli. Per me regola metterle vicine, possibilmente le razze insieme, tipo branchetto moriglioni e folaghe, i codoni in punta le alzavole sotto, quando vedo le tese tutte mescolate tra razze ed a caso, a me non piace.
Attrezzatura, barca baracca e corredo, tutto asciutto pulito ed in ordine. Nella barca, i remi lungo e corto, i pesi per le anatre precisi arrotolati ed alla mano, le batterie cariche, motore funzionante, gli ombrelli e stivali lunghi sotto il puntino. La baracca non deve mettere in alcun modo dal tetto, le porte oliate e scorrevoli, niente residui cibo altrimenti ci alligni i tarponi.



Siamo alla fine di questo modesto trattato, chi scrive ha come unica certezza di essere un passionista, che durante il corso degli anni ha sempre cercato di migliorarsi prima come uomo poi come cacciatore. I tempi sono cambiati e ancora cambieranno, il nostro mondo, quello che noi da ragazzi abbiamo conosciuto oramai e' ricordo, che nessuno mai piu' ci portera' via, ma comunque ricordo.
Dobbiamo continuamente ridisegnarci e questo e' quello che gli altri si aspettano da noi, che si faccia le cose come il momento e le regole ci dettano, il che e' basilare, come unica soluzione per rimanere ancora in piedi, dimostrando sempre a tutti ma in modo particolare a noi stessi il lato romantico ed inguaribile della nostra passione.

A tutti i miei amici con cui condivido la mia arte.
A Susanna, donna straordinaria, che mi ha invogliato a mettere su carta i miei pensieri.
Michele Boschetti




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