I racconti dei cacciatori di acquatici
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La Piave di Omar Baldessin
Il Piave o meglio "La Piave" come veniva e viene tutt'ora chiamato il fiume sacro alla Patria trova le sue origini nelle alpi carniche alla sorgente del monte Peralba (BL) ed attraversando l'intera pianura veneta incontra l'acqua salmastra dell'adriatico superiore in quel di Cortellazzo (VE).

L'appellativo al femminile di cui tutt'ora gode e' testimonianza di quanta importanza e rispetto gli venne conferito dalle popolazioni che in un lontano passato si insiediarono sulle sue rive.
Fiume conosciuto ai piu' per le celeberrime azioni difensive intraprese dai nostri fanti nell'ormai lontano e quasi dimenticato primo conflitto mondiale.
In quegli anni le sue rive ed i paesaggi limitrofi furono teatri apocalittici dove la bestialita' dell'essere umano aveva libero sfogo e libero arbitrio, le battaglie combattute da entrambi i fronti vennero definite da alcuni come scontri medievali dove l'arma bianca disegno' i neonati confini della futura Italia.

Celebri furono le imprese di alcuni manipoli di persone prevalentemente cacciatori e bracconieri nati sulle sponde del fiume, navigati e rotti alle fatiche della grava si unirono sotto il nome dei "Caimani Del Piave" , nelle notti buie e senza luna attraversavano le acque a nuoto vestiti unicamente di pantaloncini corti e armati di solo pugnale, attaccavano e sbaragliavano gli avamposti nemici , pochi tornavano e di questi pochi ne ebbi la fortuna di conoscerne uno scomparso da non molto tempo.
Nino cosi ' lo chiamavano era nato sulla "Grava" vera e propria ,dove un giorno di Gennaio la madre lo diede alla luce, le possibilita' di sopravvivere a quei tempi e sopprattutto in quel periodo dell'anno erano poche , ma la tempra del ragazzo gli fece passare l'inverno.
La vita di costui credo sia stata un caleidoscopio di disavventure e di immani fatiche, passarono sulla sua pelle gli anni di due guerre e i disagi di una vita di sacrifici.
Da ragazzino lo incontravo spesso in Piave ed ogni volta era un evento, partiva sempre con la classica battuta " Niente pese gnanca oggi Bocia ?" (niente pesce neanche oggi ragazzino!) alche' sembra una commedia, di pesce non ne prendevo un gran che' ma proprio quando la mattinata mi aveva fatto boaro incontravo lui, che a differenza mia stentava a nascondere una ladra ricolma e dal contenuto ancora in movimento!

Non sapevo piu' come cavarmela , ci tenevo a fare bella figura nei sui confronti, dopotutto era conusciuto oltre che per il suo passato anche per la sua abilita' nel far carniere, sopprattutto quando il resto della concorrenza rientrava con le pive nel sacco.
Rispondevo dicendo che oggi era andata male ma domani mi sarei rifatto pescando sicuramente qualche trota !
La risposta la conoscevo gia', era sempre quella e ogni volta cadeva come un macigno sul morale di un ragazzino di 5 anni che alle prime armi bruciava di passione e di ammirazione nei confronti di quell'uomo : " Satu quanta gente che le morta de fame col pese de doman?" ( sai quanta gente e' morta di fame con il pesce da prendere domani?).
La consolazione ,dopo questo angoscioso preludio ,era che poi con tutta la sua calma, Nino si accendeva l'immancabile alfa senza filtro , sedeva accanto a me ,e con fare paterno mi illustrava i motivi per i quali quella mattina non era stata fruttuosa, l'argomentazione andava dalla tipologioa di esca dal posto scelto dal modo di pormi al fiume e da tante altre considerazioni che solo lui poteva elencare. Sembrava impossibile ma aveva controllato tuttti i miei movimenti.

Come le preghiere terminano da tempo immemore con "l'Amen" Queste perle di saggezza terminavano sempre con la stessa raccomandazione : "Ricordate che se te vol ciapar pese sta pi distante possibile dale acque" (Ricordati che se vuoi prendere pesce devi stare piu' distante possibile dall'acqua).
Le sue teorie e i suoi consigli erano il mio vangelo ma quest'ultima raccomandazione mi mandava a dir poco in bestia , non capivo come mai io dovessi starmene distante dalle acque quando i sui pantaloni erano sempre fradici , la sua ladra sempre piena e credetemi non l'ho mai visto con una canna da pesca in mano !!!!
A volte incontrandolo di rientro lo salutavo ed in base alla risposta capivo se era possibile fermarmi a far due chiacchere o se era meglio tirar dritto.
Capitava infatti che ci fossero momenti in cui sembrava gli desse fastidio esser visto , sembrava intento a rivivere in solitudine un sua memoria , chissa quante ne aveva passate proprio in quei posti .
Ricordo di un pomeriggio d'agosto ,dopo essermi fermato e aver subito l'ennesimo schiaffo morale, gli chiesi molto ingenuamente di raccontarmi di quando era in guerra, ora con la maturita' di oggi potessi tornare indietro mi addenterei la lingua , Nino si alzo' e senza proferir altro se ne ando ' lasciandomi sgomento ed incredulo, con un l' angoscia di chi a sei anni era convito di averla combinata grossa.

Le volte in cui pero' i suoi vecchi fantasmi non erano li con lui era una festa , bastava un particolare di un momento passato in Piave a discorrere anche per ore.
Una cosa che lo faceva infervorare erano i beccaccini e le creccole, quanti racconti quante fotografie descritte nel suo modo variopinto , non aveva la terza elementare ma nel raccontare aveva una dantesca maestria , l'italiano non lo sapeva ma conosceva a menadito il nome latino di ogni anatra a cui avesse sparato .
Famoso il suo trofeo dell'oca tadorna!
Una mattina gelida di gennaio sul far del giorno il vecchio maschio da' una berciata secca e al gioco gli entrano quattro uccelli, tre distingubilissime alzavole sulla destra e un uccello strano sulla sinistra, era piu' grosso del mazorino , sgomento nel non capire di cosa si trattasse non esito' , sparo' a fermo immediatamente, corse tra il ghiaccio scricchiolante della riva e raccolse quest'uccello che nel buio non voleve farsi riconoscere, preso dall'emozione di un quattordicenne raccatto' il dispensario di richiami , e i vecchi stampi di paviera cimeli di varie azioni svolte nel basso Piave, inforco' la vecchia bersagliera (vecchia bicicletta con ruote piene e unico freno anteriroe) e corse a perdifiato per i tre chilometri che lo distanziavano dal primo lampione a gas.

Alla flebile luce si accorse che ne la forma ne i colori del trofeo gli erano familiari. Ritenendo che srebbe stato uno smacco morale farsi aiutare da altri cacciatori della zona decise di rivolgersi a chi avesse sicuramente piu' cultura di lui ma che non interagisse in alcun modo con il suo mondo .
Riparti' sempre bardato di tutto l'occorrente alla volta della canonica dove i preparativi della messa prima erano in corso e vincendo la sua renitenza nei confronti del curato con far da agnello chiese alla perpetua di poterci conferire urgentemente.
Sbigottito di questa inaspettata visita il prete si trovo' tra le mani quest'uccello con una semplice ma perentoria domanda da parte di Nino : " cosa che L'e'?" (Che cos'e' ?).
Il Canonico , decano di uccellagione prelibatamente preparata, rispose che su due piedi non poteva garantir risposta , chiese che gli fosse lasciato l'uccello ed il tempo di servire messa , solo al suo rientro avrebbe consultato alcuni suoi testi che potevano aiutarlo.
Nino memore del fatto che conosceva le inclinazioni gastronomiche del suo interlocutore decise di rimanere in attesa, anzi fece di piu', prese parte alla sua quarta funzione religiosa ( battesimo ,comunione , cresima) , posto all'ultimo banco , fucile sull'inginocchiatoio, stivali ai piedi e cacciatora rigonfia del trofeo.

Trovandosi alle spalle un cosi' curioso discepolo L'attenzione delle sette vecchiette presenti scemo' drasticamente , il continuo girarsi delle stesse e i sorrisi di rimando che Nino gli elargiva fecero si' che la funzione religiosa non duro' piu' di un quarto d'ora.
Rientrati in canonica il curato leggendo testualmente la descrizione dell'unico libro di ornitologia in possesso decreto' che l'esemplare in questione si trattava di una TADORNA -TADORNA meglio conosciuta come Volpe – Oca , sempre continuando la didascalia del disegno informava Nino che detta specie' aveva le caratteristiche strutturali di un oca e che era solita deporre le proprie uova negli anfratti del terreno o nelle tane delle volpi.
Non contento il curato per dar sfoggio dell'altolocata posizione in cui si trovava di fronte al plebeo cacciatore asseri' che la consistenza numerica di questa specie era assai limitata proprio per questo loro modo di gestire la prole e termino' la frase dicendo :" mi capite ora caro Nino il perche' di cosi' pochi esemplari di questo genere e di ingenti quantitativi di volpi". La faccenda si concluse con la richiesta del curato di poter assaggiare la carne di questo splendido anatide , Nino accetto e per sdebitarsi del disturbo, insistette per portargliela bell'e pronta in teglia la domenica successiva al termine delle funzioni .
Questa storia "Dell'oca Tadorna" Nino l'ha raccontata diverse volte e ogni volta che arrivava alla fine rideva sommessamente, non ho mai capito cosa abbia mangiato il prete la domenica successiva, ma sicuramente non fu selvaggina nobile!

Mio padre gran cacciatore e gran fucile al quale devo rendere grazie per la disponibilita' e la liberta' che in quegli anni mi concesse (oggigiorno impensabile per un ragazzino di sei anni) , condivideva con Nino la stessa passione per i beccaccini , i due si fronteggiavano a suon di coppiole nel mese di Novembre, ricordo che nei momenti di pausa dal lavoro o nelle ore che anticipavano l'apertura dell'edicola si volatilizzava nelle golene piu' fangose alla ricerca del re dell'acquitrino.
I due si duellavano a distanza e una volta finito il tempo concesso Mio padre ritornava in negozio , poco dopo alla porta si presentava Nino per discorrere su quanto visto, stranamente Non menzionavano mai i numeri , ma entrambi conoscevano il carniere dell'altro, l'unica domanda che si ponevano saltuariamente e che richiedeva piu' del concesso era la seguente : la sesta fucilata mi e' sembrata un po' alta o sbaglio" .
Non Raramente capitava qualche alzavola che comportava una fucilata normalmente piu' alta di quella rivolta al beccaccino e nella distesa del greto era facile distinguere il diverso tonfo. Se effettivamente quella fucilata era stata rivolta ad un uccello diverso la risposta era sempre sincera e solitamente descriveva l'azione conclusa.

Se invece si trattava di Beccaccino la risposta era : "No, non era alta" cio' implicava che probabilmente lo scolapacide era stato padellato Per capire chi ne avesse fatti di piu' bastava aspettare chi alla fine pagava il caffe'.
Quante volte prima di andare a scuola trovavo sul tavolo, accanto al caffelatte ed ai biscotti, un mazzetto di becchilunghi !!!
Pochi giorni prima di Natale del lontano 84 mi trovavo in edicola con mio padre e mentre davo una mano a sistemare i quotidiani ascoltavo delle diverse anatre viste nella mattinata, verso le nove e mezza entro' Nino, stranamente non era vestito da caccia e dopo averci salutato acquisto' il classico pacchetto di alfa senza filtro ed un biglietto andata e ritorno per Treviso, disse che doveva andare a comprare cartucce buone.
Mio padre si offri' di accompagnarlo visto che a breve sarebbe dovuto andare in zona per una consegna di valori bollati ma Nino stranamente non accetto .
Il tutto mi parve strano anche a me, diverse volte i due erano andati insieme a far compere a Conegliano dove tutt'ora opera un'armeria fornita di tutto punto.
Prima di uscire Nino disse a mio padre : "porta fora el bocia dopo doman che fara' fredo e giazo e drio i osei de inquo' sara' da sparar" (porta fuori il ragazzo dopo domani fara' freddo e ghiaccio e secondo gli uccelli di oggi ci sara' da sparare), saluto' ed usci'.

A questo punto devo precisare che in capanno con mio padre ci andavo solo nei fine settimana e solamente fino a che le temperature non fossero considerate proibitive per un bimbo di sei anni, il che vuol dire che a fine ottobre per me la caccia alle anatre era finita.
Combattei con le mani e con i piedi , forte delle parole di un autorita' come Nino.
Finalmente stanco dell'assillo continuo riuscii a strappare a mio padre la promessa che se la mattina designata per l'uscita ( che poi sarebbe stato Natale ) il termometro non fosse sceso sotto lo zero sarei uscito anch'io.
Immaginatevi l'ansia , l'intera giornata della vigilia la passai davanti a quel vigliacco strumento misuratore che non voleva far salire l'indicatore di mercurio sopra i – 7 °C , tentai pure di posizionarlo in un altro punto piu' soleggiato ,ma dopo poco quel pallido sole scompari' dietro le nuvole, niente da fare ! sembrava che la furia degli elementi si fosse accanita per farmi passare il peggior Natale della Mia Vita!
Dopo il prelibato cenone della vigilia , svuotato di ogni miglior proposito, mi issarono a corpo morto sulla sedia piu' alta per la lettura della classica poesia natalizia ,preparata con tanto zelo dall'anticaccia Maestra che con hitleriano sguardo ti chiedeva di recitarla alla famiglia . Immaginatevi la scena di un condannato a morte mentre legge le sue ultime volonta' , i parenti e i cugini presenti applaudono come automi non capendo il dramma che dentro me si sta consumando.

Lasciato la parentela mi intabarrai nel piumone d'oca di mia madre ed uscii per dare L'ultima occhiata al termometro posto sotto la tettoia che avrebbe decretato la mia sorte.
Un colpo al cuore..... segnava -3 °C , il cielo era coperto non ci sarebbero state gelate o abbassamenti repentini , forse ce l'avrei fatta , al massimo avrei sparato gli ultimi colpi con aggiunta di lacrime per convincere mio padre, sarebbe stato un successo ero a pochi centimetri dalla meta tanto agognata.
La frenesia e l'eccitazione per il momento mi fecero commettere uno degli sbagli piu' grossi , entrai di nuovo nella sala da pranzo , questa volta con un sorriso degno del dentifricio durbans! La stanza era piena di persone ma per me in quell'istante non c'era nessun altro se non mio padre e senza ragionare gli dissi : " Papa' siamo vicinissimi allo zero e fuori e' nuvoloso domani devi portarmi con te a caccia in Piave"!
I suoi occhi seppur brillando si abbassarono, aveva capito che adesso avrebbe dovuto affrontare un assalto all'arma bianca per riuscire a portarmi con lui.
Tutto si consumo' in un attimo , mia madre affondo ' lo sguardo prima su me e poi su lui , la vil parentela rimase interdetta , i cugini chiassosi e festanti taquero , era il silenzio prima della tempesta e come ci si poteva aspettare l'ira degli elementi si scateno' magistralmente.
Eravamo in trincea io e lui due combattenti in difesa di un attacco in forze di un nemico soverchiante , paurose furono le cannonate delle matriarche, queste nonne tanto care e tanto assecondanti ai bisogni dei nipotini che in quel momento sparavano a zero come un plotone d'esecuzione le zie erano invece addette agli attacchi laterali subdoli ma non meno efficaci , riconfermavano quanto detto dalle nonne , gli zii traditori tacevano, sapevano che il schierarsi in situazioni tanto incandescenti avrebbe voluto dire sopportarsi una gran lavata di capo poi a casa ogniuno nella propria intimita' , i vigliacchi cugini annuivano sogghignando: Maledetti !
A quel punto l'esito della battaglia era scontato e fu in quel momento che vidi mio padre farmi un occhiolino ed alzarsi ; rivolgendosi agli "invasori" disse con tutta la sua calma e diplomazia : Ma veramente credete che con questo tempo porti mio figlio a gelare , non sarete mica matti !!!

In un attimo tutto si calmo' l'artiglieria taque , le zie non dovendo piu' sostenere le suocere si zittirono , i cuginetti avevano capito di averla fatta sporca, si radunarono taciturni sul divano mentre io con molta calma radunai tutti i giocattoli sparsi sul pavimento e visto che erano miei li chiusi a chiave dentro il baule che fino a poco prima li conteneva.
Godevo , godo e godro' ancora pensando a quell'attimo , io e mio papa' avevamo vinto! Di li a poco i saluti e gli abbracci per gli auguri e finalmente tutti fuori dai piedi! Dovevamo prepararci di li a poco piu' di tre ore dovevamo alzarci.
Ora la mia preoccupazione era mia madre non aveva proferito parola durante la bolgia ma sapevo che non appena fossimo rimasti soli sarebbe successo qualcosa.
Mi scesero le lacrime quando La vidi venirmi incontro con un suo maglione di lana a collo alto e con un paio di pantaloni foderati fiammanti , dietro lei mio padre stampava un piccolo sorriso di complicita' , in quel momento capii , mio padre indipendentemente dalla temperatura aveva deciso di portarmi con lui e oltre ad aver reso partecipe mia madre l'aveva mandata a comprarmi qui capi di abbigliamento che mancavano nel mio variopinto guardaroba da caccia .
Inutile dire che quella notte non solo non riuscii a chiudere occhio ma non riuscii neppure a sdraiarmi a letto, avevo paura di addormentarmi!
Nella fioca luce dell'albero di Natale che dal salone rischiarava ad intermittenza una parete della mia camera, vedevo materializzarsi voli di uccelli, incredibile...erano tutti mazorini!!!
I rintocchi delle campane poco distante erano lentissimi, alcune auto passarono strombettando davanti alla strada ed io in silenzio sognavo ad occhi aperti.
Maledetti orologi come mai non funzionate a dovere?
Come mai quando sto giocando fate passare il tempo cosi' repentinamente mentre quando dovete correre rallentate?

Ero preso dall'ennesima coppiola sul soffitto della camera quando il suono delle campane mi riporto' alla realta' , ascoltai attentamente, questa volta il rumore del gong era piu'forte, il quarto ed ultimo rintocco fu assordate , mi fece scattare come una molla.
Infilai i pantaloni foderati..... che sensazione! Indossai il maglione di lana e la giacca da neve trovata nei bauli dei nonni ,ero intento ad allacciarmi i doposcii quando sentii risuonare il familiare trillo della sveglia nell'altra stanza, che felicita' tra non molto si esce.
Quella mattina Colazione con caffelatte bollente , doppia dose di biscotti e cioccolata in tavolette che spettacolo ! immaginatevi cosa al mondo puo' volere di piu' un bambino di quell'eta' !!!
Usciamo di casa e...nevica!
Sono al settimo cielo tutto sta andando come meglio non potevo desiderare, mio padre con velocita' visto la situazione carica tutto l'armamentario in macchina, Richiami ,zaino con le colazioni due sacchi degli stampi cassetta delle cartucce e due fucili !!! Mi sento morire!!!! perche' porta via due fucili???
Quella mattina non sentivo freddo , avrei potuto starmene in mutande come quando d'estate sullo stesso posto andavamo a fare il bagno .
La serrata dei richiami mi fa sussultare silenzio buio pesto, non sono neppure le sei , uno sciaquare sull'acqua di fronte a noi.

– sono due mazorini sulla sinistra li vedi ?
– Si !
– Tira su il fucile piano e tieni sotto tiro quello dalla tua, al mio tre spariamo!

Il cuore mi sta scoppiando, non ho mai sparato ad un mazorino con un fucile da grandi !!!! Non oso dire parola e cerco di allineare con le canne l'anatra .
Abbasso la testa per mirare e non la vedo piu' , mi rialzo e la rivedo , torno giu' e niente scomparsa di nuovo! ,mi vien da urlare sembra uno dei peggiori incubi pre apertura !
Sento il sibilo della conta … uno ...due ...tre !
La coppiola parte simultanea ,sobbalzo al rinculo, non vedo piu' niente sento solo la seconda di mio papa' che finisce quello che io ho sbagliato ! Nella penombra vedo Lo sciaquio sull'acqua degli stivali di papa' che si accuccia una volta , si sposta e si accuccia una seconda volta poco distante , velocemente fa uno scatto di pochi metri piu' a valle nella direzione della mia fucilata e si accuccia una terza volta!!!!!
Le anatre erano tre , una era rimasta leggermente sulla sinistra e si alzo' in volo solo dopo la scarica , fulmineamente d'istinto il papa' l'aveva freddata a pochi metri dall'altra!
In quel momento non so chi dei due fosse piu' contento gli abbracci si sprecarono mi trovavo tra le mani una splendida mazzorina, la mia prima anatra in Piave , tirati fuori il termos del latte caldo e i biscotti festeggiammo per non so quanto tempo.
Era il piu' bel Natale ,era il mio Natale e di nessun altro!!!

La mattina passo' senza tempo non riuscivo ancora a capacitarmi ci furono altre due occasioni che mio papa' sfrutto' al meglio avevamo un carniere di sei uccelli cinque mazzorini e una sarsegna (alzavola) , piu' a valle contammo cinque fucilate , era sicuramente Nino che non aveva perdonato quello che era entrato a tiro .
La neve che lentamente continuava a scendere aveva creato un paesaggio degno delle migliori fiabe lapponi mancava l'arrivo di Babbo Natale con la slitta , i doni per me poteva tranquillamante averli dimenticati , ne avevo ricevuti troppi in quelle poche ore ! Mi sentivo il bambino piu' fortunato al mondo.
Invece di Santa Claus arrivo' Nino : Bon Nadal bracconieri!!! (buon natale) Buon Natale a te Nino Rispondiamo simultaneamente.
Bea mattina cosa te vee dita , L'era un peccato se no te portavi el bocia! Sbaio o ve spara' insieme le prime?
(bella mattina ,cosa ti avevo detto era un peccato se non portavi il ragazzo) Si -risponde mio padre e alzando la femmina- disse questa e' la sua!
Io fiero ed imbarazzato di fronte a quest'uomo non sapevo cosa dire , finalmente potevo mostrargli qualcosa anch'io , la sua espressione si trasformo' nel piu' bel sorriso che lo avessi mai visto fare e con la mano mi batte tre volte in testa complimentandosi ,bravo bocia bravo proprio son contento de pi che se lavesse copa' mi! (bravo sono contento di piu' di averlo preso io).

Insieme bevemmo quello che rimaneva del termos con l'aggiunta di qualche goccia di grappa che perennemente Nino si portava dietro nel taschino, diceva che dava l'anima al caffe' , rinnovo' gli auguri e se ne ando' .
Con la neve che continuava a fioccare Lo vidi allontanarsi di spalle con il braccio alzato in segno di saluto, mi sembrava un fantasma, giacca lacera e smunta vecchio Browning a tracolla e la cacciatora gonfia! chissa che carniere aveva.
Da quel giorno Non lo rividi piu' , a Treviso non c'era andato per comprare cartucce buone,aveva fatto tappa all'ospedale.
Mi piace ricordarlo in quell'ultima immagine, in quell'ultimo saluto, che a parer mio era rivolto non solo a noi ma a questo vecchio mondo che tanto gli aveva tolto, come un consumato lottatore di tante battaglie che prende la strada per andarsene a caccia dove nessun' altro gli fara' piu' concorrenza.

Arrivederci NINO.



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