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Il Cedro amico di Walter Enrico Ferrari
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5 Marzo 2004,
sono passati 12 anni o forse sarebbe meglio dire che ho 12 anni in piu', quella sarebbe stata la data incisa sulla mia tomba.
Ogni tanto ci penso: avrei reso mia moglie Scilla vedova a 43 anni, mio figlio Alessio orfano a 16 anni e mia figlia Sara orfana a 9 anni.
Un miracolo, solo un miracolo e' riuscito a tirarmi fuori dalle gelide acque del fiume Olt al centro di una diga, a me e a due miei amici
(o meglio uno, Gianni, perche' l'altro e' il responsabile "dell'incidente" e se ci fosse rimasto, forse non sarebbe dispiaciuto a nessuno).
Massimo (il responsabile dell'incidente di cui sopra), pseudo organizzatore di viaggi di caccia nell'Europa dell'Est, mi chiama e mi
informa della presenza massiccia di codoni, fischioni, alzavole e qualche marzaiola a Slatina in Romania e mi propone un weekend last
minute e low cost, in attesa di un gruppo di cacciatori che avevano posticipato il loro arrivo.
Ne parlo con il mio amico Gianni e in quattro e quattr'otto, ci organizziamo per la partenza.
La mattina della partenza, un terribile vento gelido aveva piegato un albero del mio giardino (un bellissimo cedro) a cui ero molto affezionato,
lo avevo piantato io, e andando di fretta dissi a miei genitori di chiedere il piu' presto possibile l'intervento del servizio giardini del Comune
per farlo riaddrizzare e di fare del tutto per salvarlo.
Arriviamo a Bucarest e dopo un viaggio della speranza di una decina di ore (per percorrere 180 km!) arriviamo a Slatina, una poverissima cittadina
sulle sponde del fiume Olt.
Entriamo in una gelida casa di caccia, con un'unica stufa a legna di ceramica, dove troviamo una tavola imbandita....ceniamo e subito a letto sotto
una montagna di coperte.
La mattina seguente ci avviamo verso il fiume, attraversando una piccola baraccopoli e arrivati troviamo ad attenderci un energumeno di nome Tarzan
che ci indica la "barca" presa a noleggio da Massimo, che avremmo dovuto utilizzare per attraversare la diga, in 3 persone con 3 sacchi di stampi,
fucili, cartucce ecc., una barchetta poco piu' grande di un cofano di una macchina di grossa cilindrata, con un motorino senza scocca, incredulo ero
tentato di chiedere a Massimo se fosse sicura come imbarcazione ma sapendo che lui e' un pescatore di professione a Goro ed e' in barca 10 ore al giorno,
ho preferito evitare.
Fa freddo, molto freddo, non appena saliamo in barca, tenendomi sui bordi con le mani sento le mie dita gelarsi al contatto con l'acqua, praticamente la
superfice era solo a 4/5 cm, in qualche modo comunque
riusciamo ad arrivare alle tre postazioni di caccia (un capanno a testa) e devo dire che la mattinata scorre benissimo regalandoci spettacolari voli di
anatre e oche con ottimi carnieri....tutto questo pur pensando sempre al cedro del mio giardino.
Verso mezzogiorno mi viene a prendere Massimo, tiriamo su i stampi, raccogliamo le anatre abbattute e andiamo a recuperare Gianni al centro della diga,
dove si e' formato un isolotto di circa 100 mt x 10 mt per l'accumulo di detriti e alberi trascinati dal fiume.
Slatina Olt, 05 Marzo 2004 h 12.35,
con il barchino stracolmo ripartiamo dal centro della diga alla volta dell'imbarcadero, io a prua, Gianni dietro di
me, squilla il telefono e per rispondere Massimo lascia l'acceleratore del motore, il barchino, a causa dell'improvvisa decellerazione, si immerge
immediatamente a oltre 100 mt dall'isolotto e a 400 mt dalla riva, io stando davanti riesco a prendere lo slancio e tuffandomi prima che la barca si
immerga mi avvantaggio di qualche metro e inizio a nuotare verso l'isolotto, ho troppi panni addosso non riesco a togliermi niente, i cosciali sono pieni
d'acqua, inizio a bere acqua gelida, vado sotto e solamente grazie alla forza di volonta' ogni tanto riesco a risalire a galla, sento l'acqua gelida dentro
la gola dentro i polmoni ho paura di morire penso a tutti i miei cari, mamma, papa', Scilla, Alessio, Sara....CHI CAZZO ME LO HA FATTO FARE! Prego, nuoto,
affondo, risalgo, bevo quella merda di acqua...forse mi viene in mente anche lui...il cedro, sento gli urli di Gianni e Massimo...ma continuo a nuotare verso
l'isolotto, non avrei la forza di tornare indietro a dargli una mano, quando finalmente giungo a riva....mi volto e Gianni e Massimo sono ancora dove si e'
inabissata la barca e stanno cercando di togliersi i vestiti, Gianni mi chiama ma non ho proprio la forza per tornare indietro, sono congelato e sto cercando
di togliermi tutti i panni ma fa tanto freddo, troppo freddo e fortunatamente riescono piano piano ad arrivare anche loro sull'isolotto.
Inizia il calvario, crisi isteriche, neve, vento gelido, corriamo su e giu' su quell'immondezzaio di migliaia di bottiglie di plastica, secchi, vetri, rami,
detriti di ogni genere, per non morire di freddo, riesco a trovare in una tasca interna un accendino parzialmente bagnato, che solamente dopo centinaia di
tentativi riesce ad accendersi, accumulo le bottiglie di plastica e riesco a fare un falo' che oltre a riscaldarci ci riempie i polmoni e vestiti di
monossido di carbonio e diossine ma il vero problema e' che non abbiamo mezzi di comunicazione e le ore passano, malediciamo Massimo che per risparmiare
sul noleggio di una barca piu' grande e un motore piu' potente adeguati ad affrontare una diga del genere con la corrente dell'Olt, che comunque aveva
prenotato per l'altro gruppo di cacciatori in arrivo dopo di noi, ha messo a repentaglio le nostre vite.
Devo calmare Gianni, e' fuori di testa, vuole picchiare... se non peggio, Massimo.
Dopo circa 5 ore di agonia sotto pioggia e neve, in pieno vento gelido, con i vestiti umidi, senza un minimo riparo, intravedo oltre la diga un carretto
trainato da un somaro pieno di ragazzini di 10/12 anni, iniziamo ad urlare per farci sentire ma il vento e la distanza non ci aiutavano, quando finalmente,
mentre si avvicinano riescono a sentirci e ci salutano, pensando ad un gioco, allora urlo con tutto il fiato il nome di TARZAN e a quel punto il carretto
si ferma, fa scendere tutti i ragazzini e parte in tromba sparendo verso l'orizzonte....ho paura non so piu' cosa fare e il tramonto si avvicina.
Ma dopo quasi un'ora lo vedo tornare, lo zingarello scende dal carretto con una enorme ciambella nera (dopo constatero' che si trattava di una camera d'aria
gonfia di un camion rimediata da Tarzan) e con l'aiuto di una tavola usata come una pagaia riesce ad arrivare all'isolotto stando seduto sul bordo,
l'unica salvezza era salire con lui sedendoci di fronte a lui e tenere le gambe a mollo, sale Massimo, io inizio.. anzi continuo a pregare e a pensare
alla mia famiglia, dopo circa 15/20 minuti torna indietro e sale Gianni, resto solo e sta facendo buio...ho paura, peso molto piu' di loro e ho paura a
salire sulla ciambella...quando torna lo zingarello trovo il coraggio e salgo sulla camera d'aria, arrivo a riva e mi inginocchio....sono salvo..siamo
salvi, guardo i zingarelli, ridono sono contenti sono contento anch'io...mi frugo in tasca e trovo una poltiglia, sono 250 dollari li do' al piu' grande e
gli faccio capire di dividerli con i piu' piccoli...iniziano a fare le
capriole e ad urlare di gioia, anch'io vorrei farle ma sono congelato e mi sento terribilmente in colpa verso la mia famiglia...non vedo l'ora di tornare
a casa ma l'aereo e' solamente tra 3 gg.
Roma, 05 Marzo 2004 h 12.35,
il servizio giardini del Comune di Roma ha provato tutta la mattinata, con i tiranti e l' arganello elettrico, a riaddrizzare
il mio cedro.
Alla stessa ora, le 12.35, dello stesso giorno, 05 marzo, mentre io stavo affogando in Romania, un dipendente
del Comune di Roma del Servizio giardini,
fatalmente di nazionalita' rumena, prendeva la decisione di abbattere il mio cedro, non avendo
avuto successo il suo recupero.
Ho sempre pensato, e tuttora penso, che in qualche modo il mio cedro si e' sacrificato per me,
grazie Amico Albero.
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