I racconti dei cacciatori di acquatici
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La mia prima Anatra di Antonello Barbaccia
Era l'ottobre di tanti anni fa', precisamente un lontano 1977, avevo la licenza da un anno e mi sembrava di andare "alla conquista del Mondo", tanto spavaldo ed arrogante, quanto ancora pivello e inesperto.
Il mio primo fucile fu un sovrapposto Beretta S56E con gli estrattori automatici, acquistato usato mi sembra per circa 70.000 lire!

Quella mattina ricordo bene che faceva caldissimo giù in piana ed ai "guazzi" non erano stati ancora allagati, erano secchi e sporchi di ogni genere di erbacce.
Solo il guazzo "bello" aveva giusto un goccio d'acqua, frutto di una recente pioggia, grazie al favoloso terreno su cui poggia da quasi un secolo: uno "stagno come un bicchiere", per capirci meglio un terreno a perfetta tenuta d'acqua.

Saranno state le 9.00 o giù di lì ma decisi di andarmene, ero stanco, mi ero fatto tutta la piana alla ricerca di qualche allodola, ma niente, nemmeno quelle, piana completamente deserta quella mattina. Avevo lasciato il mitico LUI Innocenti, sulla spalletta del fiume, la strada era asciutta ed ero arrivato a circa 200 metri sia dal guazzo "bello" che dalla foce.
Quando ero a poche decine di metri dal motorino, alzando l'ultimo sguardo prima di andare via, ti vedo giù alla "sbocca" tre uccelli entrare dritti, dritti in piana e puntare decisamente il guazzo: il cuore a mille!
Anche se ero inesperto, riconobbi subito che si trattavano di anatre, le avevo viste tante altre volte, papere, come le chiamiamo noi.
Mi accascio giù per non farmi vedere, arrivano sopra e...la tentazione di sparare subito al volo era forte, ma un "qualcosa dentro" mi suggeriva di aspettare (strano per qualche secondo avevo avuto anch'io un barlume di saggezza!).
Mi fanno un'infinità di giri sopra la testa e mi si vanno finalmente a posare su quei pochi metri quadri d'acqua presenti nel terreno del guazzo. Ormai pochissime centinaia di metri mi separavano da loro.

Rapidamente cambio di cartucce, infilo 2 Gittorp viola di cartone del 6, e mi avvicino pianissimo e curvissimo verso il chiaro. Con le gambe e la schiena che mi si spaccavano in due ed il sudore che grondava da tutte le parti, arrivo finalmente dietro la "casetta", il capanno principale di cemento, cerco di affacciarmi piano, piano, sperando di vederle, ma...niente, niente di niente.
“Che sfiga!” mi dico, "chissà dove si saranno andate a cacciare". Controllo di nuovo: ancora niente.
Mi sarei messo a piangere, dico: "cavoli via non sono andate, devono stare per forza lì".
Passano altri minuti, quando scorgo "qualcosa" nuotare, poco distante dal punto dove le avevo viste buttarsi: "Ma allora ci siete!". Non aspetto che si raggruppino, la foga dei 17 anni era tanta che avrei sparato anche se non avessi visto niente.
Mi ricordo soltanto che alzai il fucile, mirai e BUM!

Di colpo si alzano le altre 2 superstiti, prendono verso il mare de io da pivello gli sparo ugualmente: anche se mi stavano ormai fuori tiro ad oltre 100 metri.
Forse aspettando 2 secondi, avrei avuto una timida speranza di vedermele girare sopra, prima di allontanarsi, ma ormai non me ne fregava più niente, avevo il morale ed il cuore alle stelle: finalmente avevo preso la MIA prima papera, ora non avrei visto e toccato quelle catturate dagli altri, quella era la MIA papera, da mostrare al bar, agli amici, agli altri vecchi cacciatori di mestiere (e di anni!), ai genitori, agli zii e nonni, ai negozianti.
Insomma quell'alzavola, era il MIO primo "Scrocchetto", la mia PRIMA papera.

Andammo in giro insieme per tutto il pomeriggio, il giro della mia borgata.
Non so cosa mi era successo, ma sentivo che qualcosa dentro di me si stava insediando, mi stava prendendo un "qualcosa" di strano, di sconosciuto e misterioso a cui non sapevo dare una ragione, ma allo stesso tempo di "piacevolmente bello"!

Avevo preso già 2 fagiani, ma non era stata la stessa cosa, lo stesso entusiasmo, la stessa gioia.
Presi anche una beccaccia tempo dopo, insieme ad un amico, ma quello Scrocchetto mi tornava sempre in mente, mi cancellava tutto, mi annullava tutto.
Tordi, fagiani, beccacce, storni, oramai mi si era acceso "qualcosa": avevo preso la MIA prima papera!

Quel "qualcosa" ancora oggi a distanza di tanti anni mi è rimasto “dentro”, non so' ancora cosa sia, non lo so' e non mi importa, non voglio saperlo, non voglio spiegarmelo, non mi interessa: ma è bello così, e mi basta questo!


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