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L'immortale di Giuseppe Fidanza
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Come tutte le mattine di dicembre io e mio padre aspettiamo con ansia la settimana di freddo.
Una volta arrivata noi puntuali come orologi svizzeri eravamo pronti ad aspettare le nostre amate anatre. La mattinata cominciava bene, il freddo ci regalo' diverse emozioni e un buon carniere.
Poi arrivai tu, l'immortale (e si, cosi' ti ho chiamato) perché quello che sto per raccontarvi, cari amici anatrari, vi farà ridere e sicuramente qualcuno dira' "anche a me e' successo".
Le mie anatre cominciarono a cantare ed e' li' che ti vedo, un po' lontano, ma pronto a venire da noi: uno splendido germano maschio, forse il più bello che ho mai visto.
Ti sei alzato in volo dal centro del lago e sei venuto verso di noi, entri nel gioco e mio padre mi dice "dai spariamo" ed io "no, aspetta".
Tu hai fatto un altro giro e sei entrato nuovamente nel gioco, a circa 20 metri da noi. La mia mente dice "perfetto, ora ci siamo": partono sei botte dai nostri fucili che neanche fosse entrato
nel chiaro un branco di 20 uccelli.
Con i fucili scarichi, ma tu ancora in volo, io e mio padre ci guardammo per circa tre secondi sbalorditi, e tu cosa fai mio caro germano reale detto l'immortale?
Ritorni nuovamente indietro e ti posi al centro del gioco. Riesco a mettere una cartuccia in canna, sparo e......vi lascio immaginare cosa sia successo: grande padella!!!
Ancora oggi io e papa' parliamo di te ci hai scosso nel profondo.
Grande immortale.
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