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La caccia all'estero del dicembre 2004 di Giuseppe Pastori
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Dal 9 al 15 Dicembre, anche quest’anno, con l’amico Pietro
abbiamo effettuato la nostra ormai tradizionale “gita
venatoria ad anatre e oche” all’estero.
Ogni anno, quest’appuntamento è sempre più atteso e la preparazione
sempre più meticolosa con programmi ormai curati nei minimi particolari.
Le aspettative sono sempre enormi e i risultati soddisfacenti.
Conosciamo ormai abbastanza bene l’ambiente dove andiamo a cacciare.
Sappiamo che i nostri occhi potranno ammirare molti selvatici,
grandi gruppi d’oche e branchi d’anatre d’ogni tipo e specie,
ma sappiamo anche che toccherà a noi, alle nostre capacità ed
esperienze, l’onere delle strategie finali di preparazione del gioco,
al fine di attirare le anatre sul gioco stesso.
Il bello della caccia alle anatre è anche questo, scoprire che,
dopo tanti anni ti ritrovi ad affrontare sempre situazioni nuove,
dove tu, cacciatore devi dare fondo a tutte le malizie ed esperienze
accumulate per affrontare queste nuove situazioni.
In questi luoghi puoi veramente immergerti in un ambiente dove non
sei solo il cacciatore di turno, ma volendo puoi diventare l’osservare
privilegiato dei comportamenti e delle abitudini di questi grandi
selvatici.
Personalmente non mi stancherò mai di osservare, con il binocolo,
il comportamento di quei grandi branchi d’anatre posate in mezzo ai laghi.
Puoi veramente provare nuove soluzioni, come la disposizione dei
richiami, puoi dare libero sfogo alle tue, diciamo intuizioni, puoi
cercare di copiare quello che la natura ti fa vedere dal vivo.
Quest’anno abbiamo dovuto e voluto sperimentare nuove situazioni e
soluzioni, il risultato è stato molto incoraggiante.
Queste “gite” io e l’amico Pietro, le viviamo così, cercando di godere,
assaporando con lo spirito, le visioni e gli ambienti, vivendo in prima
persona un mondo che da noi non esiste più.
Poter ammirare e studiare tanta grazia, essere immerso in un documentario
fantastico e reale, dove tu sei il protagonista, dove dall’alba al
tramonto sei coinvolto in quest’andirivieni di selvaggina.
Il carniere è importante per un cacciatore, e in questi ambienti puoi,
volendo, misurarti, la giornata la vivi tutta intensamente e completamente,
la sera stremato tiri le conclusioni.
Le anatre ci sono, o sul gioco o appena fuori, ma ci sono sempre, la
mente è sempre occupata non ci sono pause, tocca a te, escogitare il
modo di farle venire sul gioco e a tiro.
Provi e riprovi, cerchi di fare del tuo meglio, ti misuri con le tue
esperienze, a volte metti in discussione anche le tue certezze, e sai
già che il prossimo anno riproverai altre soluzioni perché purtroppo
la settimana è volata via ed è già ora di rientrare in ufficio.
Tutto senza intervenire più di tanto nella modificazione dei capanni e
palchetti, senza forzare le abitudini degli accompagnatori, perché non
potresti e non ci sarebbe il tempo.
Finisco con un ricordo fra i tanti: ”Vedi apparire un branchetto di 30,
40 forse anche 50 alzavole che sfrecciano sul canneto, le chiami, sembra
abbiano voglia di avvicinarsi, le sogni, le segui, finalmente le vedi
sfrecciare per la prima passata impazzite nei pressi del gioco, le ammiri
e speri che abbiano creduto al gioco, le richiami ancora, piano, le segui
trepidante sperando... e quando vedi che ritornato per dare al gioco,
ti s’illumina lo spirito, ti accordi velocemente con il compagno, tu a
quelle di sinistra io a quelle di destra, ecco ... ci sono... sono finalmente
sul gioco, dai l’ordine fatidico, ti alzi e fai fuoco.
La caccia all’estero alle anatre...e che anatrine le alzavoline pazzerelle”.
Saluti a tutti
Giuseppe Pastori
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